martedì 27 novembre 2012

L'arte della degustazione.

 
Dopo la pausa di inizio anno, riparte l’attività di degustazione presso la “Monteoliveto Lounge”, lo spazio polivalente che l’Azienda Agricola Monteoliveto di Casà ha creato per contribuire allo sviluppo della cultura del vino e del cibo. Si inizia con una serie di quattro appuntamenti dedicati alla conoscenza del vino, proposti sotto il titolo suggestivo di “L’Arte della Degustazione”. Nello stile di Monteoliveto di Casà, i vari incontri propongono temi originali e vini che potremmo definire “inaspettati”, allo scopo di affrontare la tematica vitivinicola in modo non convenzionale. Si comincerà mercoledì 9 marzo con “Poveri ma belli” un incontro dedicato ad alcuni vini del nord-centro-sud Italia che hanno conseguito riconoscimenti internazionali anche se costano meno di 10 Euro a bottiglia. Al tema dell’anidride solforosa sarà dedicato l’appuntamento intitolato “Lo zolfo lasciamolo al diavolo”.  In questo caso, saranno analizzati, discussi e degustati alcuni vini della “triple A”, ovvero da uve prodotte in coltivazione biodinamica. Il confronto tra il tenore in alcool e la longevità del vino sarà il tema conduttore dell’incontro di mercoledì 11 maggio, quando ci si confronterà per dare una risposta al quesito “il vino molto alcolico può anche essere molto longevo?”.
Infine, saranno di scena a Monteoliveto i cosiddetti “mostri sacri”, vale a dire sei vini tra quelli nazionali e del mondo intero che sono considerati dagli opinion leader tra i migliori al mondo. Dal punto di vista tecnico, condurrà i quattro appuntamenti l’Enologo Luigi Bertini, che opera da anni nel settore enologico e che si è specializzato nella didattica del vino e del suo eclettico mondo. I quattro incontri saranno formati da due sessioni, una di tipo didattico che indicativamente si svilupperà tra le 20.30 e le 22 e una più edonistica, che prevederà una gustosa degustazione di cibi e vini fino alle 24.
Per ogni informazione e per l’eventuale adesione si può contattare la “Monteoliveto Lounge”, telefonando ai seguenti numeri: 0173-64850 oppure 333-1004647. (cs..)

Il VINO e la POESIA.

Gabriele D’Annunzio

Con il Fiore de la Bocca Umida a Bere

Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d’Ermète adolescente
e la sagliente spira de ‘l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l’amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d’infranger le membra bene amate.

Enoteca Letteraria.

Pubblico con piacere uno splendido doppio abbinamento di un’amica di vino e di libri, che mi ha donato queste righe scritte con intensità e trasporto

Cremona, una città non mia.
Un’enoteca, volti amici che trasmettono passione e curiosità; volti nuovi che infondono conoscenza e rispetto. Legno, quello tipico delle enoteche, che scalda l’atmosfera e fa sentire come a casa. E il vetro, forte ed enigmatico. Infine due vini, due mondi, due libri.
Il primo, un “signore” elegante, che ha fatto breccia nel mio cuore, mi ha conquistata. Il Valgella di Balgera è come un viaggio nell’Inghilterra del 1872, dove un distinto londinese ci accompagna al Reform Club per una partita a Whist. Un vino signorile, maturo ed estremamente interessante, proprio come il nostro distinto gentiluomo.
Il secondo, un brivido nella nebbiosa e piovosa Londra di uno strano caso, è invece il Barolo di Cavallotto. Un vino che mi riporta alla mente quelle pagine che così bene raccontano di tenebre, fumo e buio. Di quella notte in cui non si dovrebbe uscire, con quel buio che avvolge e inquieta, quel profondo essere vero e quel terribile segreto che la notte nasconde. La voglia di provare, rischiare, eccedere che fa paura, ma ci invade per non lasciarci più.
Gli abbinamenti nello specifico:
Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne con Valtellina Superione Valgella di Balgera Vini
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson con Barolo Bricco Boschis di Cavallotto Fratelli
Cristina Maradini
 

Cristina Jonghi Lavarini.

Stemma personale della Baronessa Dott. Cristina Emma Maria Jonghi Lavarini (figlia del Comm.Dott. Cesare Giovanni e della Contessa Dama Dott. Alda Ganassini di Camerati), Volontaria della Croce Bianca di Milano, Dirigente d'Azienda ed appassionata fotografa. Nella foto con Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele IV, Duca di Savoia e Principe di Napoli, Capo della Real Casa.



Stemmi Jonghi Lavarini a Milano.



Stemmi di famiglia presenti nella storica plazzina "fraterna" milanese (costruita nei primi anni del 1900) e nella casa privata del Nob.Arch. Edmondo Maria Jonghi Lavarini di Baio dei Baroni di Ornavasso.


lunedì 26 novembre 2012

Stemma Matrimoniale Jonghi Lavarini.



Antico Stemma Matrimoniale Jonghi Lavarini del Barone Giovanni Generoso Bartolomeo Jonghi von Urnavas, Ingegnere Idraulico e Capitano del Regio Esercito Sabaudo e della Nobile Marietta (Maria Caterina Virginia) Lavarini. Lo stemma si trova, sopra il camino, nella storica casa di famiglia ad Ornavasso, di Filippo Giuseppe Maria Besana, figlio del Professor Francesco (Medico Dermatologo) e della Baronessa Maristella Jonghi Lavarini.

Golf People: rivista ed eventi.

 



Golf People ha una grande ambizione: essere il punto di incontro di chi ama il Golf.
Chiamiamola una grande piattaforma dove tutti gli appassionati, ad iniziare dai neofiti, si incontrano, si conoscono, si scambiano la loro passione, le loro emozioni e le loro esperienze. Il Club del Club.
Golf People non ha l’obiettivo di parlare di tecnica del Golf, non vuole raccontare i tornei dei grandi Campioni, ma vuole essere presente sul Green per incontrare chi gioca a Golf, chi ne ha fatto un elemento importante della propria vita, personale e sociale.
Il nostro obiettivo è quello di mettere in contatto tutti gli appassionati del Golf, e proprio per questo ci piace definire Golf People il luogo virtuale “dove i Golfisti si ritrovano per consolidare le conoscenze avviate sul Green e sulla Rete”.
– Clicca quì per scaricare il pdf di presentazione Golf People Club Magazine–
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Mission
Trattare il Golf come vero e proprio stile di vita, raggiungendo direttamente il proprio pubblico di riferimento e non vivere il Golf solo come attività sportiva, agonistica o amatoriale.
GOLF PEOPLE CLUB MAGAZINE è una novità unica nel panorama delle riviste specializzate poiché – grazie alle capacità ed alle esperienze dello staff direttivo – unisce alla parte tecnica tematiche di attualità e di estremo interesse intervistando personalmente i protagonisti del settore, raccontando storie e ritratti particolari ed analizzando in dettaglio con i migliori esperti selezionati a livello nazionale rubriche speciali dedicate ad argomenti quali: automobili, barche, gioielli, viaggi, turismo, cultura, finanza, fiscalità internazionale, tutela del patrimonio, case ed investimenti immobiliari, arte, collezionismo, diritto ed aspetti legali, educazione dei figli, sport, cibo e ristoranti. Il tutto utilizzando un linguaggio comprensibile ed accattivante.
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Vision
Sviluppare e consolidare relazioni personali e professionali.
Questo obiettivo è insito nel nostro pay-off “Dove i Golfisti si ritrovano per consolidare le conoscenze avviate sul Green e sulla Rete”, e lo realizziamo nel concreto con un’attività continuativa di eventi sociali e conviviali.
Creiamo e utilizziamo eventi nei migliori circuiti golfistici: gli eventi rappresentano il momento più importante per consentire possibilità di incontri, discussioni e sinergie che favoriscano, in ultima istanza, gli scambi economici. Sono l’occasione per realizzare opportunità di relazioni e di interscambio sia a livello personale che professionale. E non da ultimo le interviste agli appassionati del Golf: una visibilità rafforzata dalla trasmissione sulla web television.
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Target
Il pubblico di riferimento di Golf People Club Magazine ha un profilo socio economico di alto livello, con una marcata propensione ai consumi e un forte interesse alle novità e alle tendenze.
Tra le caratteristiche socio demografiche più interessanti dei 100mila appassionati golfisti stimati a fine 2009:
44% età media tra i 30 e i 44 anni
18% tra i 45 e i 55 anni
38% in possesso di una laurea o un master post universitario contro il 7% nazionale
6% è dirigente;13% libero professionista.
42% indica un guadagno superiore ai 62.000 euro annui contro il 3,5% della media nazionale
26% ha una seconda casa e il 15% ne ha più di due
target fortemente interessato alla moda e alla bellezza (per il 40%), ai viaggi (63%)

Storia dell'Amarone.


Il nome di questo rosso veronese strutturato, Amarone, deriva dalla parola “amaro”, adottata per distinguerlo dal dolce del Recioto della Valpolicella da cui ebbe, seppure involontariamente, origine.
Il nuovo epiteto Amarone per indicare il Recioto Amaro o Recioto Secco nasce nella primavera del 1936 nella Cantina Sociale Valpolicella, al tempo con sede presso Villa Mosconi ad Arbizzano di Valpolicella, ad opera del capocantina Adelino Lucchese, palato e fiuto eccezionali che, grazie al fortunato ritrovamento di una botte di recioto dimenticata in cantina e spillando il Recioto Amaro dal fusto di fermentazione, uscì in una esclamazione entusiastica: “Questo non è un Amaro, è un Amarone”. Il capocantina aveva regalato alla Valpolicella la parola magica e il direttore Gaetano Dall’Ora la usò subito in etichetta. La Cantina Sociale di Negrar nell’ingresso attuale ostenta giustamente una lettera di spedizione del 1942 con descrizione di “Fiaschetti di Amarone 1938”. Praticamente il recioto, messo in botte e poi dimenticato, continuò a fermentare fino a diventare secco. Gli zuccheri si sono così trasformati tutti in alcol e hanno fatto perdere la dolcezza al vino, al quale, in contrapposizione a quello che avrebbe dovuto essere, è stato dato il nome di Amarone. Fatta la scoperta, non è che l’Amarone fu subito perfetto. Anzi, a volte veniva fuori per combinazione, per fortuna, ancora dolce ma con un sapore finale di mandorla, magari risultato di una partita di Recioto in cui la fermentazione era sfuggita al controllo del produttore.
Di "vino amaro" si parlava fin dai tempi di Catullo nel Carme n. 27 (49 circa a.C.) reclama “calices amariores” (bicchieri più amari). Ma ben altri documenti ne danno testimonianza.
Cassiodoro, nei primi anni del IV secolo, ricerca l’Acinatico della Valpolicella, rosso e bianco per la mensa del re ostrogoto Teodorico: si ritiene che fosse un "recchiotto amaro", scrive G. B. Peres nel 1900, opinione coincidente con quella del Panvinio, che nell’Acinàtico di Cassiodoro riconosce il Rètico di Augusto[2] e del Sarayna (1543) che parla dei vini della Valpolicella "neri, dolci, racenti e maturi".
Tracce della predilezione per questo vino e per le uve che lo producono si ritrova anche nell'Editto di Rotari che stabiliva pene molto severe per chi arrecava danno alle viti e multe salate per chi rubava i grappoli. Per gli anni successivi al 1000 d.C. vi è traccia di alcuni atti d'acquisto e vendita di vigneti nella zona di produzione di "Amarone della Valpolicella", anzi il vino è considerato al pari del denaro per pagare i diritti feudali. Nei secoli successivi prosegue la presenza di "Amarone della Valpolicella" nei documenti ufficiali e negli scritti degli umanisti. Un estimo del 1503 attesta che la zona di produzione di "Amarone della Valpolicella" era una valle ricca e famosa grazie ai suoi vini. Fama che è continuata sino all' epoca illuministica quando Scipione Maffei in un importante testo ha proposto la dizione "amaro" per indicare il vino «d'una grazia particolare prodotto in Valpolicella».
Ma forse più di ogni altro vale il giudizio emesso da assaggiatori francesi a Parigi nel 1845 su una partita di vino "Rosso Austero Costa Calda" di San Vito di Negrar vecchio di 11 anni: "Supremo vino d’Italia... preferibile a diversi Bordeaux ed Hermitage".
Molti altri scrittori e studiosi si sono interessati a questo vino nei secoli successivi per arrivare alle prime analisi organolettiche su questo vino riportate nel bollettino della stazione agraria sperimentale di Verona della fine del 1800. I primi esemplari di bottiglie di "Amarone" senza etichetta arrivarono solo nei primi anni del Novecento per un uso familiare o destinati agli amici.
Per trovare la prima etichetta e il primo documento di vendita dobbiamo arrivare al 1938, ma venne ufficialmente commercializzato a partire dal 1953 da parte della cantina Bolla[3], anno di messa in commercio dell'Amarone fatto per scelta e non per fortuna. Ottenne subito un grande successo, anche se presso un pubblico contenuto di appassionati come era e rimane la produzione di questo vino, che copre il 10% di tutta la produzione dei vini del territorio, dominati dal Valpolicella e dal Valpolicella Superiore, rossi giovani e profumati, spesso da bere subito, freschi e gustosi.
Nel 1968 si è giunti all'approvazione ufficiale del primo disciplinare di produzione e al riconoscimento della DOC. Allo scopo di tutelare l'identità delle diverse tipologie inserite nella denominazione "Valpolicella", "Valpolicella Ripasso", "Recioto della Valpolicella" e "Amarone della Valpolicella", il 24 marzo 2010 sono stati adottati appositi decreti ministeriali con i quali le quattro tipologie sono state rese autonome. Il successo di "Amarone della Valpolicella" ha attraversato indenne i secoli, arrivando fino ad oggi come testimoniato dall'attenzione che continuano a tributargli giornalisti ed esperti di vino, che ne riconoscono la peculiarità inserendolo nelle più importanti guide enologiche come Buoni Vini d'Italia Touring Club, Vini d'Italia Gambero Rosso, Veronelli, Luca Maroni, Espresso, Enogea, Wine Enthusiast.[1]

venerdì 9 novembre 2012

Beatrice Feo Filangeri.


Donna
Beatrice Feo Filangeri
dei Principi di Cutò
Artista Pop siciliana di fama internazionale, Donna di Cultura, mecenate ed organizzatrice di eventi. Da sempre impegnata nel sociale ed in politica (rigorosamente a destra!).




Mary Pound de Rachewiltz a Milano.

 Mary Pound de Rachewiltz a Milano.
La Principessa Mary de Rachewitz degli Arodji, artista e poetessa, figlia di Ezra Pound e vedova del Principe Prof. Boris (noto egittologo, esperto di esoterismo, grande amico e sodale del Conte Prof. Pio Filippani Ronconi, entrambi dignitari dell'Antico Ordine della Corona Ferrea) sarà a Milano, il prossimo venerdì 16 novembre, ad un convegno culturale sull'attualità del pensiero filosofico, sociale ed economico di suo padre. Donna Mary Pound de Rachewiltz, sarà accompagnata dalla giovane amica Principessa Silvia Comneno di Bisanzio. Dopo il convegno, che si terrà nel tardo pomeriggio, Donna Mary sarà felice di salutare amici e sostenitori, in particolare le Dame ed i Cavalieri dell'Antico Ordine della Corona Ferrea, guidati dal Barone Annibale Tripcovich Hollemaier de Banfield. Info: tradizioneuropea@gmail.com